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Amata immortale - film su Beethoven

Diego Minoia - musicista e scrittore
Pubblicato da Diego Minoia in Film musicisti classica · 9 Maggio 2010

Uscito nel 1994 per la regia di Bernard Rose e con la partecipazione di un cast internazionale di buon livello, questo Amata immortale (Immortal beloved nell'originale) prende le mosse dalla famosa lettera di Beethoven ad una innominata donna che inizia con le parole "Mio angelo,mio tutto, mio me stesso".



Come tutti i film agiografici sui musicisti anche questo non esita, a volte, a rileggere in modo un po' forzato specifici episodi della biografia di Beethoven, giustificando la scarsa adesione alla realtà con le ragioni del "contesto" legato all'interpretazione registica.
In questo caso il regista si è preso una bella libertà, quanto a interpretazione dei fatti, costruendo tutto il film e giustificando gli episodi narrati con una totalmente non provata trovata finale: l'Amata immortale era Johanna, la moglie del fratello di Ludwig, Caspar, che diede alla luce un figlio (nel film attribuito al compositore).



Lo stesso figlio che Beethoven ottenne in affidamento dopo anni di processi contro la cognata (e questa, invece, è storia reale).
La lettera comunque permette al film di indagare, tramite le ricerche del devoto Schindler (segretario e successivamente biografo di Beethoven), sui rapporti avuti dal Genio di Bonn con alcune donne che lasciarono segni significativi nella sua vita: la Contessa Anna Marie Erdody (Isabella Rossellini), Giulia Guicciardi (una come al solito poco espressiva Valeria Golino che, forse non a caso, viene gratificata di alcune scene di nudo) e Johanna (Johanna ter Steege).



La colonna sonora è ovviamente stracarica di melodie beethoveniane, attentamente scelte tra quelle più "facili" e popolari (dal tema della Sonata quasi una fantasia "Chiaro di luna" all'Adagio della sonata "Patetica", fino al tema dell'Inno alla gioia).
Nonostante quanto detto il film, a mio parere, merita di essere visto dai musicofili, non fosse altro che per ricordare a se stessi come la vita di Beethoven abbia attraversato momenti di tensione e di dolore certamente difficili da superare per chiunque.
Il suo caratteraccio, quindi, può essere almeno capito, se non proprio sempre giustificato.
Quanto all'eventuale uso didattico direi che vale la pena di utilizzare solo alcune sequenze ritenute utili per approfondire specifici argomenti che il docente intende trattare.
Ne cito solo alcune: la sequenza relativa all'infanzia (con il padre ubriacone che lo picchia), quella dove si evidenzia la sofferenza per la sordità incipiente e il tentativo di nasconderla, la scena in cui Beethoven sbaglia a dare gli attacchi agli orchestrali e la sordità diviene pubblica, i commenti su Beethoven a tavola a casa Guicciardi,le riflessioni sulla musica evocate da Schindler ricordando il suo primo incontro con il compositore,le scene relative ai processi per l'affidamento del nipote Karl.



Per chi invece cerca una sequenza molto carica emotivamente, e non priva di una sua poesia, consiglio quella nella parte finale del film: durante l'esecuzione della 9^ Sinfonia, in particolare il Tema dell'Inno alla gioia e parte del 4° movimento, rivediamo scene infantili delle botte, la fuga e l'immersione "a morto" in un laghetto.
La camera a quel punto si alza e si allontana progressivamente dal corpo del ragazzo Beethoven che, nell'acqua che riflette un cielo notturno stellato, diventa una stella a sua volta.
Personalmente mi ha richiamato alla mente Kant e la famosa frase tratta dal suo trattato Critica della ragion pratica: "Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me".
Beethoven era un lettore attento formatosi certamente anche sulle idee kantiane, oltre che sugli ideali Illuministici  francesi e su quelli protoromantici dei poeti dello Sturm und Drang (il testo dell'Inno alla Gioia, non casualmente è ripreso da Schiller).
Nella sua vita Beethoven avrà certamente fatto molti errori, ma credo (e la sua musica è ancori lì a ricordarcelo) che abbia sempre cercato di seguire il precetto kantiano.
Quanto servirebbe che anche oggi ci fossero più persone che agiscono in base ad una ferrea legge morale.

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