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#10 Assaggi da "I Mozart, come erano" di Diego Minoia

Diego Minoia - musicista e scrittore
Pubblicato da Diego Minoia in I Mozart, come erano · 18 Ottobre 2021
Tags: MozartbiografiaDiegoMinoiamusicacuriositàviaggisecoloXVIII
Assaggio #10 da "I Mozart, come erano" di Diego Minoia.

#10 Le spese per le orchestre di Corte all'epoca dei Mozart.
Se i numeri citati per la musica di Corte a Salisburgo potessero sembrare ad alcuni esagerati (e forse lo erano, considerando il livello di povertà in cui vivevano molti dei sudditi che, con le loro tasse, contribuivano a sostenere le spese della Corte) ecco un altro esempio in Germania nel 1772. Mannheim, piccola capitale (circa 25000 abitanti nel 1766, all'incirca come Salisburgo) sede del Principe Elettore del Palatinato e della più famosa orchestra del suo tempo. Riferisce Burney che al servizio del principe vi erano quasi cento tra musicisti e cantanti (23) e che diversi tra loro erano italiani (come i cantanti Roncaglio, Pesarini e Saporosi). La considerazione in cui il Principe teneva i musicisti, cosa non proprio comune all'epoca, è chiarita da una liberalità specifica: nella lista dei 100 musicisti non tutti erano in "servizio effettivo", alcuni per vecchiaia o per malattia. Ebbene, il Principe garantiva a tutti i musicisti non più abili al lavoro una buona pensione finché fossero rimasti residenti a Mannheim ma che sarebbe stata corrisposta, sebbene dimezzata, anche nel caso di trasferimento nel loro territorio di nascita o altrove. I vantaggi per i cortigiani dell'Elettore Palatino, del resto, non si fermavano a questo visto che per il trasferimento estivo alla residenza di Schwetzingen Sua Altezza si faceva accompagnare da un seguito di 1500 persone, alloggiate e sfamate tutte a spese del Principe (ma forse sarebbe meglio dire dei cittadini contribuenti di Mannheim).
Un altro esempio, perfino più costoso e indicativo della percezione sociale che avevano le classi inferiori delle spese artistiche fatte dai sovrani? Eccolo: Ludwigsburg, nuova sede nel 1772 della Corte del Ducato di Württemberg, dopo il trasferimento da Stoccarda. L'italiano italiano Niccolò Jommelli (1714-1774) al servizio del Duca dal 1754 come Maestro di cappella e compositore, diresse le stagioni teatrali della corte che erano considerate le più splendide e sontuose. Le spese per gli allestimenti teatrali e musicali, però, furono così ingenti da aggravare il prelievo fiscale a tal punto che i cittadini si rivolsero alla Dieta Imperiale (assemblea formata dall'Imperatore e dai più influenti Principi dell'Impero) protestando per quelli che consideravano sperperi eccessivi a carico della comunità.
Il risultato delle proteste fu la riduzione del 50% degli stipendi dei musicisti, con la conseguenza di una "fuga" dei migliori presso altre Corti meno econome (nel 1770 venne persino annullato il contratto a Jommelli). Nel 1772, comunque, l'orchestra del Duca di Württemberg sotto la direzione del violinista italiano Antonio Lolli (primo violino solista che, nei precedenti anni, grazie alla sua straordinaria bravura aveva visto salire il suo stipendio da 700 fiorini a 2000) poteva ancora contare su 18 violini, 6 viole, 3 violoncelli, 4 contrabbassi, 4 oboi, 2 flauti, 3 corni e 2 fagotti (42 musicisti) cui vanno sommati 2 organisti principali. A questi vanno aggiunti i cantanti, quasi tutti italiani, per l'opera seria (2 soprani, 2 contralti, 2 castrati) e per l'opera buffa (3 voci femminili e 5 maschili), 32 ballerini tra maschi e femmine, oltre a trasportatori di strumenti, suggeritori per l'opera e copisti per la preparazione degli spartiti da distribuire ai musicisti. Anche qui vi era una lista di 90 artisti pensionati. Burney ci comunica anche una particolare notizia, ossia che la Corte del Duca di Württemberg aveva a disposizione 15 cantanti castrati, perché poteva disporre di ben due chirurghi bolognesi "esperti in tale intervento che ha effetto sulla voce".
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