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A slum symphony - Allegro crescendo

Diego Minoia - musicista e scrittore
Pubblicato da Diego Minoia in Cultura e società · 13 Dicembre 2010

Forse non tutti hanno avuto la possibilità di vedere A slum symphony, trasmesso meritoriamente sabato 11 dicembre da Rai 3.



Si tratta di un docu-film prodotto e diretto da Cristiano Barbarossa che, nel corso di cinque anni, ha seguito le vicende, le difficoltà e i successi di alcuni ragazzi partecipanti al Sistema delle Orchestre infantili e giovanili "inventate" e diffuse in Venezuela negli ultimi trent'anni dal M° José A. Abreu Anselmi.
Ragazzini che abitano in baraccopoli fatiscenti o in barrios dominati dalla violenza e dalla criminalità che vengono "salvati" e portati a crearsi speranza e futuro attraverso lo studio e la pratica musicale (il tutto fornito gratuitamente).
Partito agli inizi degli anni '70 con un pugno di ragazzini presi per strada, Abreu oggi può contare su 157 orchestre, ognuna delle quali costituisce la punta di diamante di altrettante scuole di musica (e di vita) diffuse in tutto il paese sudamericano e che raccolgono un numero sempre crescente di ragazzi: 125000 nel 2004, 300000 nel 2010, con l'obiettivo di raggiungere il milione entro pochi anni.



L'esperienza ha poi coinvolto, in anni più recenti, anche famosi direttori d'orchestra (tra i più attivi il nostro Claudio Abbado) che hanno diretto concerti in tutto il mondo di selezionati allievi.
Un documento visivo, sonoro, umano da vedere e far vedere (soprattutto nelle nostre scuole, ai nostri ragazzi così spesso demotivati dal benessere).
Attenzione però a non mitizzare questo tipo di esperienza e di approccio perchè così facendo si allontanerebbe da noi e dalla nostra realtà.
Certo, nella maggior parte delle nostre scuole abbiamo ragazzi che vivono in case decorose, con famiglie magari superficiali o assenti ma certamente lontane dal trasmettere valori legati alla violenza o alla delinquenza.
Nonostante questo il compito dell'insegnante, e in particolare dell'insegnante di musica (ancora troppo spesso considerato un docente di serie b) non è certo dei più agevoli.
Certi approcci che vengono visualizzati in A slum symphony, prima ancora che musicali più propriamente di ascolto e assistenza sociale, sono necessari (e di frequente utilizzo) anche nelle nostre classi.



I messaggi che il documentario ci propone sono molti e di diversa tipologia: tutti possono fare musica, per progredire nella musica serve passione e impegno, impegno e passione vengono sempre ricompensati dalla soddisfazione di raggiungere obiettivi sempre più alti, la musica cambia sempre la vita di chi le si avvicina (che ci si fermi al dilettantismo o si prosegua fino a farne una professione).
Tutti questi messaggi sono validi in Venezuela ma anche in Italia, solo che nel paese sudamericano la musica può voler dire evitare di diventare un delinquente e finire ammazzato o in galera ... ma anche la possibilità di avere una speranza per il futuro, un lavoro come musicista o docente ...
Da noi certe "molle psicologiche" sono più difficili da far scattare perchè le condizioni economiche e sociali sono migliori e si sa ... la pancia piena rende pigri.
Ma il lavoro di ogni singolo docente delle nostre scuole è un seme gettato nel terreno del futuro.
Questo dovrebbero capire coloro che denigrano così spesso chi lavora nell'istruzione, coloro che pensano che la cultura non è importante, coloro che tagliano i finanziamenti alle scuole e ai teatri ...
Il lavoro trentennale di "semina" posto in essere da Abreu in Venezuela ha già portato i suoi numerosi frutti.



Perchè non si considera che la stessa cosa, mutatis mutandis,la fanno anche da noi migliaia di insegnanti?
Tra l'altro, senza voler sminuire l'originalità del metodo Abreu, noi in Italia siamo stati forse i primi a creare ed applicare quella metodologia.
Alla fine del '500 a Napoli erano attivi ben quattro Conservatori di musica, frequentati prevalentemente da ragazzi orfani o poveri (ma la stessa cosa avveniva anche in altre città italiane, basti pensare alle "ragazze" della Pietà che suonavano le musiche di Vivaldi nel '600 veneziano).
Da quei Conservatori uscirono schiere di musicisti (strumentisti, cantanti, compositori) che resero possibile la nascita di quella Scuola napoletana che tanto segnò la Storia della musica in Italia e in Europa, aprendo la strada all'opera buffa, alla moderna tecnica strumentale della tastiera, al bel canto  ecc.
Insomma, alla fine pare che l'antica saggezza contadina (che dovrebbe tornare ad essere praticata in questo mondo troppo proteso verso velleitarie crescite consumistiche) sia ancora valida: per raccogliere bisogna prima lavorare sodo, seminare e curare il terreno.
Poi i frutti arrivano, sempre.

Copyright 2010 Diego Minoia


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