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Recensione #1 "Il mito del maestro" di Norman Lebrecht

Diego Minoia - musicista e scrittore

Recensione n° 1 - Sezione #libri

 
 
Titolo: "Il mito del maestro" di Norman Lebrecht - I grandi #Direttori d'orchestra e le loro lotte per il potere

Editore: Longanesi e C 1992

La mia valutazione: 5 su 5

Lettore di riferimento: per tutti
 
4^ di copertina: Dove sono finiti i grandi direttori d'orchestra? In questa storia penetrante e provocatoria si dimostra come e perchè la smania di potere e il culto delle apparenze abbiano condotto la figura del "Maestro" alle soglie del rischio di estinzione.

La mia recensione

Questo godibile libro, scritto in modo da poter essere apprezzato da ogni lettore, ci presenta le figure più importanti della Direzione d'orchestra dalle suo origini ottocentesche fino agli inizi degli anni '90 del secolo scorso.

Lebrecht, con un linguaggio colloquiale presenta al lettore i grandi Direttori d'orchestra svelandone il carattere, spesso dittatoriale, le caratteristiche distintive musicali, i pregi e i difetti. Una serie di aneddoti accaduti durante le prove permette di delineare anche gli aspetti che il pubblico dei concerti non conosce, essendo per lo più colpito dalla parte "teatrale" ed esteriore della gestualità direttoriale.

Molto si capisce, leggendo il libro, sulla parte che la ricerca del potere e della ricchezza hanno avuto, e certamente ancora hanno, sulle scelte artistiche e logistiche dei Direttori. Procedendo nella lettura si conosce il mondo che sta "dietro le quinte": le famose orchestre, i grandi agenti discografici, il management dei teatri e delle sale da concerto, le Agenzie che reclutano i Direttori e li "piazzano" in giro per il mondo secondo criteri che, spesso, non hanno nulla a che fare con la qualità musicale.

Al di là dei vizi privati (qui disvelati ma con delicatezza) e delle pubbliche virtù, si scopre che anche i grandi Direttori hanno avuto le loro debolezze: dalla timidezza all'aggressività, dalla paura del pubblico alla brama di potere.

In "Il mito del maestro" c'è tutto: la generosità di alcuni Direttori verso gli orchestrali in difficoltà e la crudeltà o l'egoismo di altri.

Scoprire che alcuni "mostri sacri" della bacchetta hanno flirtato con il nazismo, se non addirittura ne hanno condiviso le idee, getta una luce sinistra che sgretola l'immagine aulica costruita da compiacenti critici e case discografiche interessate solo al denaro.




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