Turchi e turcherie musicali - Diego Minoia - musicista e scrittore

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Turchi e turcherie musicali

Letture "aumentate"
Il famosissimo Rondò "alla turca" di Wolfgang Amadeus Mozart, conosciuto dai più come Marcia turca, non è un "foglio d'album", cioè un piccolo brani musicale fine a se stesso, ma fa parte della Sonata per pianoforte n° 11 in La maggiore K331 (K6 300i), conosciuta anche come Sonata parigina n° 3 in quanto composta nell'estate del 1778 nella capitale francese durante il secondo soggiorno di Wolfgang ventiduenne nella città sulla Senna.
In quell'occasione era accompagnato solo dalla madre, che morì a Parigi poco dopo, mentre il primo "tour" europeo, da "enfant prodige", lo aveva fatto con l'intera famiglia.
Per i più curiosi la K che precede ogni numero d'opera del catalogo mozartiano deriva dall'iniziale del cognome del redattore del catalogo stesso, Ludwig Alois Friedrich von Kochel.
La cifratura tra parentesi riguarda invece la numerazione progressiva delle revisioni del catalogo (siamo giunti alla sesta, da cui il K6) e la nuova numerazione dell'opera (300i) modificata in base agli ultimi studi e ritrovamenti di spartiti originali e documentazione.
La Sonata venne pubblicata nel 1784 da Artaria, editore di origine italiana (proveniente dal lago di Como) che, trasferitosi a Vienna, ebbe notevole successo pubblicando musiche di tutti i principali compositori dell'epoca, ivi inclusi Mozart e Beethoven.
La sonata è composta da tre movimenti, l'ultimo dei quali è appunto il Rondò Allegrino "alla turca".
Anche Ludwig van Beethoven non fu immune dalla "moda turca" dell'epoca e compose la sua Marcia turca, riprendendo un tema già utilizzato nelle sue 6 variazioni op.76 del 1808.
Tre anni dopo, nel 1811, Beethoven riutilizzò l'idea all'interno delle musiche di scena composte per la piece teatrale "Le rovine di Atene", di August von Kotzebue, andata in scena nel successivo anno 1812,  le cui musiche sono classificate nel catalogo beethoveniano come op. 113.
Questo è il motivo per cui normalmente la Marcia turca viene descritta come "da Le rovine di Atene" mentre in realtà deriva dalle precedenti 6 variazioni op.76.

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