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Control - film su Ian Curtis e i Joy Division

Diego Minoia - musicista e scrittore
Pubblicato da Diego Minoia in Film musica pop, rock, jazz · 10 Maggio 2011




Il film Control, uscito nelle sale nel 2007 per la regia di Anton Corbijn, narra la breve parabola (di vita e artistica) di Ian Curtis (1956 - 1980), cantante del gruppo inglese Joy division.
Tratto liberamente dal romanzo autobiograficoTouching From a Distance, scritto da Deborah Woodruff, precoce moglie e vedova di Ian (a cui diede anche una figlia), il film non è un tradizionale bio-pic ma si concentra, senza per altro approfondire molto, sulla travagliata vita sentimentale del cantante e sulla sua epilessia.
Il film inizia nel 1973 presentandoci Ian diciassettenne a Macclesfield, piccolo paese presso Manchester, in Inghilterra.
Vediamo che è chiuso e scontroso, che ascolta la musica di alcuni idoli del momento (Iggy pop, Sex Pistols ecc.) che legge poesie, che frequenta la scuola senza particolare interesse, che si impasticca con gli amici di medicine rubate durante visite alle casalinghe del quartiere.



In poche sequenze lo vediamo mettersi con la ragazza di un suo amico, chiederle di sposarlo, lasciare la scuola e lavorare presso un'agenzia di collocamento, fare una figlia.
Inopinatamente lo vediamo infine decidere di diventare il cantante di una band di suoi amici e coetanei.
Non si vedono momenti delle prove, non si vede lavoro di creazione di testi e di arrangiamenti, non si percepisce quali siano gli obiettivi di questo gruppo musicale.
Sta di fatto che in quattro e quattr'otto si ritrovano con un manager che li avvia ai primi concerti, alle prime apparizioni in una TV locale,ai primi successi e infine ad una tournée di due settimane in America.
Qualche canzone in sottofondo, qualche sequenza delle esibizioni del gruppo (in una delle ultime Ian, oltre a cantare, suona la chitarra, strumento che non si è mai visto tra le sue mani per tutto il film) ... insomma, la musica serve per completare il prodotto, non ne è il cuore.
Infatti la maggior attenzione viene posta su due elementi che, seppur importanti per capire il personaggio, non hanno particolare valenza per far comprendere il suo percorso artistico: l'epilessia che lo colpisce durante la fase di crescente piopolarità, la sua relazione extraconiugale con una giovane belga (con conseguenti sensi di colpa nei confronti della moglie e della figliioletta).
Insomma, un'altra variazione sul tema "giovane e maledetto diventa un mito" ... purchè muoia prima di invecchiare.



Il film è girato in bianco e nero, per rimandare da una parte l'immagine degli anni '70 e dall'altra la cupezza e squallore dei sobborghi inglesi dai quali i giovani sognavano di fuggire (e molti di loro lo fecero grazie alla musica).
In realtà la fuga di Ian Curtis fu il suicidio, all'età di 23 anni,impiccato alla rastrelliera della cucina dove sua moglie appendeva i panni ad asciugare.
Con la sua morte finì anche la band dei Joy Division, i cui componenti rimasti cambiarono nome ma senza riuscire a replicare l'influenza musicale che i Joy Division, grazie alla fosca personalità di Ian Curtis, ebbero sui successivi gruppi Punk e post-punk.
Presentato nel 2007 al Festival di Cannes, sezione Quinzaine des Réalisateurs, questo film riscosse consensi e premi, ribaditi anche il altre manifestazioni, come per esempio il Festival di Birmingham
Che rimane da dire?
Ah si, il significato del nome del gruppo.
Come viene raccontato nel libro The house of dolls, scritto da Ka-Tzetnik, così venivano chiamate dai nazisti le baracche femminili dei campi di concentramento,in cui venivano raggruppate le prigioniere adibite alle necessità sessuali dei soldati.

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