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Il solista - film

Diego Minoia - musicista e scrittore
Pubblicato da Diego Minoia in Film musica e società · 14 Ottobre 2010

Il solista (The soloist nel titolo originale) è uno strano film diretto nel 2009 da Joe Wright, regista inglese reduce da due adattamenti di opere letterarie di Jane Austen e Ian McEwan(rispettivamente Orgoglio e pregiudizio, Espiazione) e, con questo film, per la prima volta alle prese con una produzione americana.



Il soggetto è intrigante:Steve Lopez, un giornalista del Los Angeles Times alla ricerca di nuove storie e personaggi per la sua rubrica, incontra il senza tetto Nathaniel Ayers che suona un violino con due sole corde sotto la statua di Ludwig van Beethoven.
All'inizio l'obiettivo è solo quello di trovare una buona storia da raccontare ma, piano piano, il rapporto tra i due si fa più personale.
Il giornalista, ricostruita in parte la vita precedente di Nathaniel prima come ragazzo-prodigio alla famosa Juillard School (la più famosa scuola di musica americana) e poi come vagabondo per le strade di Los Angeles, cerca di aiutarlo.



Dopo varie vicende, con momenti alterni di gratificazione e delusione,Lopez capisce infine che il talentuoso ma schizofrenico Nathaniel ha bisogno solo della sua amicizia, non di un appartamento o di occasioni per esibirsi in sale da concerto.
Ciò che conta per il musicista è la musica e il suo rapporto con il mondo, a cominciare dagli spazi aperti e dai rumori della città.
Si potrebbe dire che è un film sulla musica, e in parte è vero, perchè tutto si gioca sull'ammirazione del giornalista per il talento del diseredato musicista e per lo stupore del primo riguardo al modo di "sentire" la musica del secondo.
Il film in parte racconta il mistero del rapporto personale con la musica di chi riesce a farsi penetrare completamente da essa ... e di chi (nella fattispecie il giornalista Lopez) non può fare altro che rimanere in disparte ed osservare questo "miracolo" riflesso negli occhi e nelle parole di colui che invece questo rapporto lo vive.



Dicevo che il soggetto è intrigante, ma il film solo a tratti riesce a trasmettere momenti "veri", lasciando trasparire invece in vari punti elementi artefatti o semplicemente giustapposti e non organicamente collegati drammaticamente alla storia.
Il tentativo di rendere visivamente la percezione della musica da parte di Nathaniel diventa una citazione del primo Fantasia di Walt Disney, con macchie di colori che danzano su fondo nero a ritmo di musica.
Il centro del plot narrativo in realtà è la malattia mentale, l'emarginazione, la difficoltà dei rapporti con persone affette da tali problemi.
La città di Los Angeles, tra grattacieli, megasvincoli autostradali ripresi dall'alto e sottopassi bui, viene solo vivisezionata.



Il centro di accoglienza per emarginati sembra solo un posto di ritrovo e la strada piena di derelitti viene si mostrata, ma senza esagerare per non urtare il pubblico borghese.
In definitiva, una prova cinematografica che prometteva molto e non ha soddisfatto completamente le aspettative.
Gli stessi ritardi nell'uscita del film in America, prevista e poi ripetutamente rimandata di alcuni mesi, indicano chiaramente che qualche problema era stato individuato già a livello produttivo.
In ogni caso il film possiede elementi che possono giustificarne la visione e l'utilizzo (anche in classe) come spunto di partenza per affrontare diverse tematiche sia legate alla musica che relative alla malattia mentale ed al disagio.

Copyright Diego Minoia 2010


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